
Pina Tromellini
Testo di: Pina Tromellini
Tratto dal libro: L’ARTE SVELATA IN LUOGHI INSOLITI
L’ARTE DEL MOSAICO – Villa Arnò
Ci si innamora del proprio lavoro artistico; si può piangere dalla gioia se si raggiunge un traguardo prefissato. Succede a Barbara Giavelli, mosaicista che, dopo varie esperienze creative, ha scoperto il mosaico e l’ha trasformato in un’attività totalizzante. Quando inizia a creare, Barbara non dorme, si sveglia più volte per notte e tutto il giorno pensa all’opera che ha iniziato. E’ la passione di chi ha scoperto di stare intraprendendo la strada giusta. Sorprende la relazione che l’artista ha con le pietre, numerose, di colori diversi e di sfumature impensate. Ogni tanto le annaffia come farebbe con i fiori di un giardino, per esaltarne i colori. Il suo laboratorio infatti è un giardino di pietre: le distingue singolarmente e le sfiora con delicatezza, perché è convinta che diventeranno qualcosa di unico e prezioso. Gli smalti veneziani emanano luce dentro a bottiglie trasparenti, altre pietre sono ordinate in diversi contenitori. Per apprezzare i mosaici di Barbara, occorre iniziare da qui, da una materia prima che non ha confini. Le pietre appartengono al mondo. I nomi e i colori sono suggestivi: ci sono il Blu Baia, l’onice del Pakistan, il Rosa del Portogallo, il Rosa Iran, il Rosso laguna, il Rosso levante, il Verde laguna, solo per citarne alcuni. A Villa Arnò, i mosaici, nella sala del piano nobile, raccontano l’evoluzione dell’artista da una prima opera accademica a quelle più libere. Il viaggio di iniziazione, Barbara lo ha intrapreso nel creare il mosaico del 2004, “Vittoria Giulia”, un tributo a Raffaello; è un mosaico in marmi, smalti e ori a ventiquattro carati. “Per me “ sottolinea “ questa opera ha un valore maggiore di tutti i corsi ai quali ho partecipato. Mi sono messa alla prova e voleva farcela, ad ogni costo. Quando l’ho terminata, ho pianto.” “101, L’apertura della mente” del 2015 e “La forza del colore” del 2016 rivelano forme e slanci nuovi. Risaltano i marmi, gli smalti filati di Murano, l’onice, pietre che vengono spezzate sul ceppo con un’apposita martellina e tagliolo. La pietra che però Barbara ama di più e usa con parsimonia, gioiello introvabile, è l’Azul Macauba della Tunisia. Il suo azzurro intenso e le venature d’oro ricordano il cielo notturno e luminoso dell’Africa. Nei mosaici del 2016, l’artista ha affinato la tecnica e ha aggiunto pietre diverse, per creare emozioni. In “Aspettando la primavera”, al marmo, all’onice ha aggiunto smalti veneziani di Murano, conchiglie, polvere di marmo e foglie d’oro. Così il volo rappresentato, dona leggerezza ad un’opera consistente e dalla dimensione importante. Nei prossimi mesi Barbara trasferirà i mosaici a Pietrasanta, in un’esposizione nella quale collocherà anche piccoli oggetti, composti per farli indossare, come ciondoli, fibbie ed altro. Si appresta a questo passaggio con un’energia e una forza incredibili. Le mani di Barbara non si arrendono anzi ricercano strade per farsi apprezzare. Occorre perseveranza e a questa artista non manca. Le pietre hanno bisogno di mani capaci per trasformarsi in bellezza. Allora dalla loro immobilità, escono, si moltiplicano e diventano arte. Da un laboratorio di provincia, camminano verso luoghi in cui Barbara le conduce e nella luce marina di Pietrasanta dialogano in una dimensione che siamo certi porterà ad altre vicende artistiche.